E’ stata un a settimana pesante per le Borse mondiali.
Nell’ultima ottava l’indice Msci World (calcolato in euro) ha perso quasi il 6%. A livello regionale, il North America è sceso del 7,8%, lo Europe del 3,2%, l’Asia (Giappone escluso) del 5,3% e quello del Sol levante del 7,3%.
A riportare un po’ di sereno non è bastata nemmeno la decisione storica delle Federal Reserve di portare i tassi di interesse praticamente a zero. “La mossa della banca centrale americana non fa altro che confermare lo scenario di crisi nel quale ci troviamo”, spiega una nota di Keith Wade, capo economista di Schroder. “Questa azione aggressiva ha l’obbiettivo di lungo termine di calmare i mercati e ridare un po’ di fiducia agli investitori. Tuttavia, per il momento alleggerisce solo alcuni problemi della situazione attuale senza però risolverli”.
Dal punto di vista borsistico, il comparto industriale americano sta brindando alla decisione di dare 13,4 miliardi di dollari ai colossi dell’auto. Si tratta, comunque di una misura tampone: se a marzo non presenteranno un piano credibile, i finanziamenti saranno ritirati.
Nel Vecchio continente, intanto, si continuano a fare i conti con una difficile situazione congiunturale. In Germania i prezzi alla produzione a novembre sono scesi dell’1,5% rispetto ad ottobre. Si tratta di una buona notizia solo a metà. Il calo certamente dà un po’ di sollievo alle aziende e permetterà di dare gas ai profitti, ma è il risultato della discesa del prezzo del petrolio. Come sottolineano gli operatori, il barile si sta raffreddando a causa della diminuita domanda mondiale dovuta alla crisi che spinge i Paesi a risparmiare anche sull’energia. La notizia peggiore arriva dalla Francia, l’altro grande motore di Eurolandia: la fiducia dei produttori transalpini è scesa ai livelli minimi degli ultimi 15 anni. Segno, spiegano gli operatori, che la crisi mondiale sta spingendo il Paese nella prima recessione dal 1993. Secondo il primo ministro Francois Fillon, inoltre, nessuna nazione europea riuscirà a salvarsi dalla frenata.
Eurolandia, secondo le previsioni di Bnp nel 2009 segnerà un andamento negativo del 2,5% e, per vedere il segno più, bisognerà aspettare il 2010. Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, nel frattempo ha invitato le banche a riaprire i rubinetti del credito, sia fra di loro, sia nei confronti delle aziende.
In Asia, sempre alle prese con la crisi delle esportazioni, la notizia più importante della settimana è arrivata dal Giappone. La Banca centrale nipponica ha deciso di portare i tassi di interesse dallo 0,3% allo 0,1%. Si tratta del secondo taglio in due mesi nel tentativo di far calare lo yen e dare un po’ di impulso all’export. La BoJ ha anche annunciato di voler pompare nel sistema economico 1.400 miliardi di yen (più di 16 miliardi di euro) acquistando obbligazioni societarie di breve termine.
Siamo agli sgoccioli, il 2008 sta per finire. Difficile pensare che con esso finiranno i guai, ma la storia ci insegna che proprio nei momenti di maggiore difficoltà la reazione - frutto di una cooperazione per il raggiungimento di un obiettivo comune - può riuscire ad invertire il trend e risollevare le sorti dell'economia globale.
Ce lo auguriamo!
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Bye!
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